Articolo scritto da Elisabetta Maurutto

Cultural Awareness: curiosità e insidie del linguaggio dei gesti

Quando si parla di comunicazione, si è soliti distinguere fra verbale (CV) e non-verbale (CNV).

In alcuni casi, concentrati come siamo sull’importanza di imparare le lingue (leggevo qualche giorno fa la pubblicità di un corso che prometteva di rendere nientemeno che bilingui in poche settimane!), siamo portati a pensare che la comunicazione verbale abbia un impatto maggiore rispetto a quella non verbale.

Errore! Secondo gli studiosi la realtà è esattamente l’opposto!

La comunicazione non verbale è costituita da più elementi, fra cui il cosiddetto sistema cinesico, che a sua volta comprende mimica, contatto visivo, postura e gestualità.

Quest’ultima, in particolare, ha un impatto fondamentale nello scambio comunicativo tra individui (si pensi che secondo uno studio recente in Italia i gesti codificati sarebbero addirittura 250!) ed è parte integrante (e non sempre consapevole) del nostro modo di esprimerci.

Ma cosa succede quando ci rivolgiamo a soggetti che provengono da culture diverse?

Siamo proprio sicuri che le nostre mani non rischino di tradirci e confondere (o, peggio, offendere!) il nostro interlocutore?

Nei corsi di Cultural Awareness si dedica ampio spazio a questo delicatissimo aspetto della comunicazione.

Ecco dunque qualche cenno, giusto per capire che campo minato possa essere l’uso dei gesti in un contesto interculturale.

  • Se pensiamo che il famoso “dito medio” sia un’usanza scostumata figlia dei tempi, ci sbagliamo. Il digitus impudicus si usava già ai tempi dei romani e aveva la stessa valenza oltraggiosa di oggi. Attenzione però! Nei paesi arabi, l’offesa è identica se, con la mano aperta e il palmo rivolto in giù, abbassiamo solo il dito medio.
  • La “V”. Più di qualcuno è inciampato in questo gesto: tutto bene se il palmo è rivolto verso l’esterno, nel qual caso significa “vittoria” o “pace” negli USA. Se invece è rivolto verso l’interno… in Australia e in Gran Bretagna è l’equivalente del sopracitato digitus.
  • Mostrare il palmo con le dita aperte può essere un gesto di saluto da noi… ma in Grecia è estremamente offensivo. Il gesto greco del mountza ha origini antiche che risalgono al codice penale dell’Impero Bizantino, dove veniva usato per schernire i criminali o i condannati.
  • Il pollice alto (opposto al pollice verso) nella nostra cultura ha un significato positivo… ma se siamo in Thailandia meglio non usarlo. È un gesto infantile e maleducato, l’equivalente del mostrare la lingua!
  • Accarezzare un bimbo sulla testa è un gesto affettuoso per noi. Attenzione però! Nella cultura buddista la testa è il luogo ove risiede lo spirito della persona e per questo è sacro e non va toccato, per nessun motivo!
  • Il gesto che in certe culture si usa per dire OK (il cerchio formato da pollice e indice con le altre dita estese) in Francia significa “zero”… meglio evitare di usarlo se, ad esempio, vogliamo complimentarci con lo chef per il pranzo!
  • Incrociare indice e medio in segno di scaramanzia è un gesto abbastanza diffuso…. ma attenzione! In Vietnam è considerato estremamente osceno e va evitato a tutti i costi!

Questi sono solo alcuni esempi, ma esiste tutta una letteratura sull’argomento, decisamente utile se si vogliono evitare passi falsi e imbarazzi in tutti i contesti, dal personale al professionale.

Per saperne di più, e per avere ulteriori informazioni sui nostri corsi di Cultural Awareness (in cui trattiamo approfonditamente anche questo aspetto della comunicazione interculturale) contattaci allo 040-630212 o scrivici all’indirizzo [email protected].

L'autore
Elisabetta Maurutto
Laureata in Interpretazione (inglese e russo) presso la SSLMIT di Trieste e fondatrice di Linklab, laboratorio di comunicazione multilingue e interculturale. Ha tradotto numerose opere di divulgazione scientifica per una nota casa editrice e lavora come consulente nel campo della Comunicazione Interculturale per conto del MIB School of Business e presso aziende internazionali. Etiquette Consultant certificata, è membro della IAPO – International Association of Professional Etiquette Consultants, nonché Istruttrice certificata Tracom per il metodo Social Styles & Versatility

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Da Linklab e dintorni, un ritrovo di linguisti, bibliofili, traslocatori di idee e bevitori di tè. Un luogo in cui ragionare e divagare seguendo il flusso dei pensieri, in cui la regola d’oro è: mai parlare di lavoro… è una questione di savoir vivre!