… e siamo a novembre. Da mesi ormai l’epidemia sta mettendo a dura prova le risorse di qualsiasi categoria professionale, in tutto il mondo. Non vi è settore che non abbia subito – direttamente o indirettamente – gli effetti della pandemia: negozianti, ristoratori, liberi professionisti, ciascuno ha dovuto riorganizzare (e in alcuni casi reinventare) il proprio modo di lavorare e persino ricreare il proprio luogo di lavoro.
Tra coloro che hanno risentito in modo particolare della situazione ci sono gli interpreti di conferenza. Da mesi ormai tutti i convegni sono sospesi fino a data da destinarsi e gli incontri in presenza sono stati per lo più annullati. Ma come fare quando, anche in tempi di emergenza sanitaria e distanziamento sociale, ci si ritrova a dover svolgere meeting essenziali e improrogabili per i quali è necessaria la presenza di un mediatore linguistico? Beh, come in molti altri casi, anche in questo la soluzione ci viene dalla tecnologia. Nel corso degli ultimi decenni gli sviluppi sono stati molti e rapidi, ma l’emergenza Covid-19 ha fornito una spinta ulteriore al cambiamento, proiettando la professione dell’interprete nel futuro nel giro di pochi mesi. In questo contesto, i cosiddetti Language Service Provider (le agenzie di servizi linguistici) si sono visti investiti di un nuovo ruolo, ossia quello di fornire tanto ai clienti quanto agli interpreti una guida pratica e concreta ai nuovi modi di fornire e usufruire di questo servizio.
Quando parliamo di interpretazione consecutiva o di trattativa, le difficoltà sono tutt’altro che insormontabili. In questi mesi persino i bambini a scuola hanno imparato a utilizzare piattaforme come Zoom o Skype per seguire le lezioni a distanza e gli stessi sistemi sono validi anche quando c’è bisogno di un interprete. La faccenda si fa più complessa per l’interpretazione simultanea, ossia quando il discorso viene pronunciato e contemporaneamente tradotto. In questo caso le piattaforme già menzionate non funzionano o funzionano così così (vedi Zoom Pro). Poi, si sa, noi italiani siamo famosi per l’arte di arrangiarci e così sin dalle prime settimane del lockdown in molti hanno fatto ricorso a un sistema rudimentale ma ingegnoso che prevede l’uso di due dispositivi: un computer collegato in videoconferenza e un telefono cellulare. In questo modo l’interprete può ascoltare l’oratore tramite telefono e tradurre attraverso un microfono collegato al computer. Certo, si tratta di un metodo di fortuna e la qualità dell’audio non è sempre eccelsa, ma in alcuni casi si è rivelato provvidenziale.
Esistono altre piattaforme ad hoc, con costi e prestazioni nettamente superiori. Alcuni esempi sono la piattaforma per video e audio conferenze Arkadin, che dispone anche di una versione base con un tempo di collegamento limitato. C’è poi Kudo, che prevede però l’uso di interpreti appositamente accreditati scelti sulla base della loro disponibilità più che delle loro competenze specifiche. Infine c’è la piattaforma Ablio, che se non altro permette di tracciare gli incarichi svolti dagli interpreti e offre quindi qualche garanzia in più in termini di competenza e professionalità.
Non è semplice capire quale sia la soluzione migliore per ogni singolo evento. Di certo le agenzie hanno un ruolo fondamentale nella selezione degli interpreti: il fatto che siano disponibili non basta, devono essere competenti e conoscere l’argomento di cui si andrà a parlare. Durante una simultanea non c’è tempo per i dubbi e le esitazioni! Lo stesso vale per gli aspetti tecnici e logistici, che non possono essere improvvisati pena la cattiva riuscita dell’evento.
Per concludere, interpretare a distanza si può. È complicato ma fattibile. Come sempre, basta affidarsi a chi può offrire una garanzia di esperienza e professionalità.
Per informazioni o preventivi sul servizio di RSI (Remote Simultaneous Interpreting), puoi contattarci all’indirizzo [email protected] o telefonicamente al numero 040-630212.